Dal 1818 ad oggi….
La banda di San Giovanni Valdarno nasce nel febbraio del 1818, in piena epoca della Restaurazione. La data di fondazione anticipa dunque di più di mezzo secolo il periodo che vede un po’ ovunque il fiorire delle bande musicali cittadine. La ragione sta nelle motivazioni affatto singolari che portarono alla creazione di questo gruppo musicale. La maggior parte delle filarmoniche sorge sull’onda della necessità di “far gli Italiani” dopo aver fatto l’Italia, secondo la ben nota espressione del barone Ricasoli che subentrò a Cavour alla guida del neonato stato nazionale.
La filarmonica sangiovannese, al contrario, precede queste istanze e nasce per le necessità del locale Oratorio di Maria Santissima delle Grazie. Infatti, tra le spese che i locali amministratori dovevano affrontare c’erano quelle per la musica. A carico dell’Oratorio di San Giovanni, nel Settecento erano stati organizzati grandi festeggiamenti legati ad eventi memorabili, ma del tutto eccezionali: la solenne incoronazione dell’immagine della Madonna nel settembre 1704, la celebrazione funebre per la morte dell’imperatrice Maria Teresa nel marzo 1781 e dieci anni dopo, nell’agosto del 1791, la celebrazione per l’insediamento sul trono granducale della Toscana dell’arciduca d’Austria, Sua Altezza Ferdinando III. Accanto a questi impegni straordinari, però, si ponevano quelli “ordinari”, ben più numerosi e gravosi. All’Oratorio spettava infatti l’organizzazione di festeggiamenti annuali che vedevano grande afflusso di pellegrini: i cosiddetti “Uffizi”, in periodo di carnevale, volti ad accogliere le offerte recate al santuario mariano dalle “terre” circonvicine; il ciclo mariano, che occupava il maggio e soprattutto l’inizio di settembre, con la natività della Madonna sottolineata dalla grande festa della “Rificolona” e, soprattutto, le grandi feste “Perdono” che cadevano in agosto, la domenica successiva all’ Assunta, molto sentite perché legate appunto del “Perdono”, la concessione dell’indulgenza plenaria per chi avesse visitato in quei giorni l’oratorio mariano.
In tutte queste ricorrenze c’era bisogno della musica; la si costitutiva reclutando un po’ ovunque gli strumentisti, alcuni dei quali – è documentato – venivano fatti giungere addirittura da Siena. Ai costi dell’operazione si aggiungeva la pessima qualità della musica eseguita da strumentisti riuniti in maniera occasionale.
Creare un gruppo di suonatori “locali” avrebbe permesso di diminuire l’entità dei costi ed innalzare la “decenza” della qualità delle esecuzioni. Tutto ciò convinse gli amministratori dell’Oratorio a finanziare la creazione della banda e della scuola per la formazione dei musicanti. Le prestazioni del gruppo sarebbero state gratuite finché non fosse stata “riscattata” la somma anticipata per l’acquisto di strumenti, musica ed accessori, nonché per la paga del maestro che, oltre a dirigere il gruppo, aveva l’obbligo di insegnare la musica e suonare l’organo in chiesa la domenica e le altre feste comandate.
Parte in questo modo l’avventura di un sodalizio che, in soli dieci anni (agosto del 1828), estinse il debito contratto all’origine con l’oratorio e poté muoversi in piena autonomia attraversando significativamente il secolo XIX ed il secolo XX.
L’organizzazione del gruppo strumentale venne desunta da quella delle bande militari che nell’Ottocento ebbero grande impulso, trasformandosi lentamente da una semplice accozzaglia di strumenti in una vera e propria orchestra di fiati, con un organico preciso e con una letteratura adatta alle esibizioni concertistiche sempre più richieste accanto ai servizi religiosi e civili.
La banda di San Giovanni, infatti, pur con gli alti e bassi tipici della vita delle associazioni, non solo consolidò con la cittadinanza e la locale Amministrazione Comunale, ma accrebbe l’entità dell’organico e la qualità delle esecuzioni. Per questo, oltre a svolgere attività all’interno del territorio comunale, partecipò con successo ad eventi significativi a livello nazionale. Basterebbe ricordare l’inaugurazione del monumento a Dante Alighieri in piazza Santa Croce a Firenze il 14 maggio 1865, come pure la partecipazione alle celebrazioni michelangiolesche, sempre a Firenze, dieci anni dopo.
È alla fine dell’Ottocento che la banda di San Giovanni, come molte altre, attraversa la sua “età dell’oro”. Il 13 aprile 1883 il Consiglio Comunale di San Giovanni designò un giovane maestro di Arezzo, Ermenegildo Cappetti, quale direttore stabile della banda. Un incarico che il maestro ricoprì sino al 1924, guidando i musicanti con una esemplarità tale da far conseguire alla banda importanti successi in numerosi concorsi nazionali: primo fra tutti il conseguimento della medaglia d’oro nel concorso bandistico di Torino del 1902. Ma già due anni prima di questa data si era registrato l’evento forse più significativo della vita del sodalizio: la trasformazione della banda da associazione privata a vero e proprio ente pubblico, organo del Comune di San Giovanni.
Infatti, l’adunanza generale del Corpo Musicale, nella seduta del 10 aprile 1900, approvò il nuovo Statuto grazie al quale la banda si poneva sotto il patrocinio del Comune assumendo il nome di “Concerto Comunale di San Giovanni Valdarno”: nome conservato sino ad oggi, a sottolineare il fatto che la banda, come più volte ha ripetuto il sindaco Mauro Tarchi, fa ormai parte del DNA della cittadinanza sangiovannese.
Fa piacere immaginare che a ciò si deva la longevità della banda valdarnese: nonostante le pause drammatiche prodotte dai due conflitti mondiali, il Concerto Comunale di San Giovanni ha trovato sempre, nella cittadinanza sangiovannese e nella collaborazione con le altre istituzioni bandistiche della vallata, le energie necessarie per rinnovare la propria vita musicale. In particolar modo, negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con i cambiamenti delle tecniche e delle consuetudini lavorative, con gli epocali stravolgimenti nel costume, nelle idee, nelle abitudini di gran parte del nostro Paese, il Concerto Comunale è riuscito a tener viva non solo la Scuola di Musica (individuata come priorità sin dal momento della costituzione del sodalizio), ma a rinverdire significativi fasti musicali.
Avvenne così che, sotto la presidenza del prof. Gianfranco Fineschi, illustre clinico e docente universitario, innamorato delle rose e della banda, il Concerto Comunale inaugurò nel 1967 un ciclo di “Concerti di Natale”, spesso “a soggetto”, dedicati all’esecuzione di brani di autori importanti di cui si celebrava una qualche ricorrenza, alla commemorazione di eventi particolarmente significativi dal punto di vista storico e culturale.
Lo spessore di questo passato fa sì che gli attuali dirigenti, il Presidente Dott. Stelvio Innocenti, già medico dell’Ospedale di San Giovanni, il segretario, sig. Andrea Ciapi, titolare della tipografia F.A.M.A.R., e tutti gli altri membri del Consiglio possano guardare al futuro con rinnovato entusiasmo.
(Scritto dal Professor Giovanni Marruchi)